Com’è noto, la Terra è ricca d’acqua. In fondo c’è un motivo se viene chiamata “pianeta blu”: l’acqua copre il 70% della sua superficie. Ecco perché è difficile, per un profano, credere che un giorno non così lontano l’umanità potrebbe trovarsi di fronte a una vera e propria emergenza idrica globale. Eppure la situazione è sempre peggiore.
Solo il 3% di tutta l’acqua della Terra è dolce. Già oggi 2 miliardi di persone vivono in paesi colpiti da elevato stress idrico, e ben 4 miliardi di persone devono affrontare una grave scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno. Ma in base ai dati di GRACE, acronimo che sta per Gravity Recovery and Climate Experiment (iniziativa condotta dalla NASA) più della metà della popolazione mondiale potrebbe vivere in aree colpite da stress idrico nel 2025. Ossia tra meno di sei anni.
Di segnali ce ne sono già stati molti. L’anno scorso Città del Capo, la capitale legislativa del Sudafrica, è sfuggita per un soffio al cosiddetto “Giorno zero”: quando i cittadini avrebbero avuto a disposizione appena venticinque litri d’acqua al giorno, e dai rubinetti non sarebbe più uscita una goccia. Nel 2017 era stato il turno di Roma, scampata per un pelo al razionamento idrico in alcune sue zone. São Paulo, Pechino, Il Cairo, Miami sono solo alcune delle grandi città del mondo che nei prossimi anni potrebbero essere minacciate dalla scarsità d’acqua.
Già oggi 2 miliardi di persone vivono in paesi colpiti da elevato stress idrico, e 4 miliardi di persone devono affrontare una grave scarsità d’acqua per almeno un mese all’anno.
Secondo la definizione della FAO, lo stress idrico ha inizio quando l’acqua disponibile per utilizzi alimentari e sanitari scende sotto i 4.600 litri al giorno a persona. La carenza idrica, invece, si verifica quando si scende sotto la soglia dei 2.700 litri al giorno per persona. I paesi in cui la disponibilità d’acqua è inferiore ai 1.400 litri giornalieri sono soggetti alla cosiddetta carenza idrica assoluta.
Ebbene, applicando questi criteri, oggi nel mondo i paesi soggetti a stress idrico sono 49. Di questi, 9 sono in stato di carenza idrica e ben 21 in stato di carenza idrica assoluta. La situazione, insomma, è preoccupante. E a causarla è un complesso di fattori. Per iniziare, nell’ultimo secolo l’utilizzo d’acqua è cresciuto a un ritmo più che doppio rispetto all’aumento della popolazione. Ancora, certe regioni del mondo sono strutturalmente aride, e ciononostante sempre più popolate (pensiamo ad esempio al Texas negli Stati Uniti, o al Rajasthan in India).
Anche il cambiamento climatico gioca un ruolo di primo piano nel calo dell’acqua dolce a disposizione. Ad es. provocando un aumento delle irregolarità nelle precipitazioni, e quindi mettendo a rischio l’affidabilità degli approvvigionamenti idrici. Allo stesso tempo la crescita delle temperature globali accresce pure la fusione dei ghiacciai e l’evapotraspirazione (ossia la quantità d’acqua che evapora dalla terra) riducendo ulteriormente le riserve d’acqua dolce a disposizione. Infine, in molti paesi — anche sviluppati — le reti idriche e la gestione dell’acqua sono ancora troppo inefficienti.
Oggi nel mondo i paesi soggetti a stress idrico sono 49. Di questi, 9 sono in stato di carenza idrica e ben 21 in stato di carenza idrica assoluta.
Fra i settori in cui è possibile (e necessario) mettere in atto azioni importanti per risparmiare grandi quantità d’acqua dolce, il primario è in cima alla lista: a livello globale, infatti, l’agricoltura impiega il 70% di tutta l’acqua dolce disponibile. Una quantità enorme, che viene in gran parte sprecata. Anche in questo caso il fenomeno è complesso. Da una parte spesso si punta troppo su coltivazioni (ad es. il mais) che richiedono grandi quantità d’acqua, poco sostenibili in certi contesti ambientali. Dall’altra, i sistemi di irrigazione sono solitamente inefficienti e difettosi.
La buona notizia è che la ricerca e il progresso tecnologico, oggi, ci forniscono gli strumenti per affrontare l’emergenza idrica e ridurre in modo drastico gli sprechi d’acqua dolce. Anche in un settore complesso e difficile come quello agricolo. Oggi è possibile progettare e implementare impianti di irrigazione altamente efficienti, regolabili su base giornaliera a seconda delle condizioni climatiche e del suolo. E gli impianti già esistenti possono essere resi molto più efficienti, senza bisogno di grandi investimenti. A tutto vantaggio del pianeta e delle riserve idriche mondiali, ma anche delle tasche degli agricoltori.